Saeb Erekat

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Saeb Erekat
صائب محمد صالح عريقات
Saeb Erekat nel 2014

Membro del parlamento palestinese per il Gerico
Durata mandato20 gennaio 1996 –
10 novembre 2020

Dati generali
Partito politicoFatah

Saeb Muhammad Salih Erekat, in arabo: صائب محمد صالح عريقات Ṣāʼib ʻUrayqāt; anche ʻRēqāt, Erikat, Erakat, Arekat; (Abu Dis, 28 aprile 1955Gerusalemme Ovest, 8 novembre 2020) è stato un diplomatico e politico palestinese.

Considerato uno degli uomini più vicini a Yasser Arafat, ha partecipato ai primi negoziati con Israele ed è rimasto capo negoziatore dell'OLP dal 1995 fino al maggio 2003, quando si è dimesso per protesta dal governo palestinese. Si è riconciliato con il partito ed è stato riconfermato alla carica nel settembre 2003. Ha servito quindi come capo del Comitato direttivo e di monitoraggio dell'OLP fino al 12 febbraio 2011. Dal 2015 alla morte nel 2020 è stato Segretario generale del Comitato esecutivo dell'OLP.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e istruzione[modifica | modifica wikitesto]

Nacque ad Abu Dis[3][4][5][4], nel ramo palestinese della famiglia Erekat, a sua volta un ramo della confederazione tribale Howeytat.[6] Erekat aveva sette tra fratelli e sorelle, che vivevano al di fuori di Israele o dei territori palestinesi.[7] Nel 1967 gli israeliani occuparono la Cisgiordania; l'anno seguente Saeb Erekat fu arrestato per aver scritto graffiti contro l'occupazione, affisso volantini e lanciato pietre.[8]

Nel 1972 Erekat si trasferì a San Francisco, in California. Trascorse due anni al City College di San Francisco, per poi passare alla San Francisco State University.[9] Lì Erekat ha conseguito un Bachelor of Arts in relazioni internazionali (nel 1977) e un Master of Arts in scienze politiche nel 1979.[5] Nel 1983 completò un dottorato di ricerca in pace e studi sui conflitti presso l'Università di Bradford in Inghilterra.[5][10]

Carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Saeb Erekat nel 2007

Dopo il dottorato in Inghilterra, Erekat ritornò in Cisgiordania, dove tenne lezioni di scienze politiche presso l'Università di Nablus, lavorando inoltre per 12 anni nel comitato editoriale del quotidiano palestinese Al-Quds.[5][11]

Nel 1991 Erekat è stato vice capo della delegazione palestinese alla Conferenza di Madrid e ai successivi colloqui di pace a Washington DC tra il 1992 e il 1993. Nel 1994 è stato nominato ministro per il governo locale dell'Autorità nazionale palestinese e presidente della delegazione palestinese ai negoziati.[5] Nel 1995 Erekat è stato capo negoziatore per i palestinesi durante il periodo di Oslo. È stato poi eletto al Consiglio legislativo palestinese nel 1996, in rappresentanza del Governatorato di Gerico.[5]

Come politico, Erekat era considerato un lealista di Yasser Arafat, incluso al Vertice di Camp David nel 2000 e al Vertice di Taba nel 2001. Erekat è stato, insieme ad Arafat e Faisal Husseini, uno dei tre palestinesi di alto rango a richiedere che Ariel Sharon non visitasse la Moschea di Al-Aqsa nel settembre 2000[12], un evento che è stato seguito dalla Seconda Intifada. Ha servito inoltre come interprete inglese di Arafat. Quando Mahmoud Abbas è stato nominato primo ministro del Consiglio legislativo palestinese all'inizio del 2003, Erekat avrebbe dovuto essere ministro dei negoziati nel nuovo gabinetto, ma si dimise dopo essere stato escluso dalla delegazione che avrebbe incontrato il primo ministro israeliano Ariel Sharon, un evento interpretato come parte di una lotta di potere tra Abbas e Arafat.[11][13]

Erekat è stato successivamente riconfermato al suo incarico e ha partecipato alla Conferenza di Annapolis del 2007, dove è subentrato ad Ahmed Qurei durante un'impasse e ha contribuito a elaborare una dichiarazione congiunta.[14]

Si è dimesso dal suo incarico di capo negoziatore il 12 febbraio 2011 citando il rilascio dei Palestine Papers.[15] Nel luglio 2013, tuttavia, ricopriva ancora la funzione.[16]

Nel 2015 è diventato segretario generale del Comitato esecutivo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina. In seguito ha promosso un piano per la base per nuovi colloqui con diplomatici internazionali tra cui Jared Kushner, genero del presidente Donald Trump e suo consigliere speciale.[8]

Eredità politica[modifica | modifica wikitesto]

Saeb Erekat con Hillary Clinton in 2012
Saeb Erekat con Michelle Bachelet in 2015

Erekat è stato uno dei più importanti portavoce palestinesi nei media occidentali.[17] Ha scritto molto sui media sulla statualità palestinese[18] ed è stato un critico accorato del piano di pace dell'amministrazione Trump.[19]

Durante la Seconda Intifada, ha criticato a gran voce le azioni israeliane e ha definito l'assalto delle forze armate israeliane del 2002 alla città palestinese di Jenin (battaglia di Jenin) un "massacro" e un "crimine di guerra", sostenendo che Israele avesse ucciso più di 500 palestinesi nel campo profughi di Jenin. Quando l'effettivo bilancio delle vittime palestinesi apparve infine essere tra 53 e 56, per lo più combattenti, Erekat dovette affrontare forti critiche negli Stati Uniti.[20][21][22][23]

Erekat mantenne a lungo buoni rapporti con le sue controparti negoziali; l'ex ministra della giustizia israeliana Tzipi Livni ha menzionato che i suoi colloqui con Erekat sono stati sempre onesti e c'era rispetto reciproco i frequenti disaccordi. Erekat condusse la sua controparte americana, Martin Indyk, in visita al Palazzo di Hisham vicino a Gerico.[8]

Secondo il negoziatore israeliano Yossi Beilin, Erekat "è sempre stato contrario all'uso della violenza. Ha sostenuto altri mezzi per fare pressione su Israele - mezzi diplomatici - ma era totalmente contrario alla seconda Intifada e ha fatto del suo meglio per colmare il divario tra israeliani e palestinesi".

Malattie e morte[modifica | modifica wikitesto]

L'8 maggio 2012 Erekat venne ricoverato a Ramallah dopo aver subito un attacco di cuore.[24]

Malato di fibrosi polmonare[25], il 12 ottobre 2017 Erekat si sottopose a un trapianto di polmone all'Inova Fairfax Hospital nel nord della Virginia, negli Stati Uniti.[26] Erekat è morto nell'autunno del 2020, vittima del coronavirus.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Erekat era sposato con Neameh ed era padre di due gemelle, Dalal e Salam, e di due figli maschi, Ali e Muhammad.[8]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Saeb Erekat (Secretary General), su ECFR. URL consultato il 5 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2021).
  2. ^ Saeb Erekat | The Guardian, su the Guardian. URL consultato il 23 giugno 2020 (archiviato il 26 giugno 2020).
  3. ^ "Saeb Erekat Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.". Palestinian Biographies. lawrenceofcyberia.blogs.com. Retrieved 5 August 2017.
  4. ^ a b John Pike, Saeb Erekat, su globalsecurity.org. URL consultato il 5 agosto 2017 (archiviato il 21 settembre 2016).
  5. ^ a b c d e f 'Politics in Palestine', Palestinian National Authority: The PA Ministerial Cabinet List Emergency Cabinet, October 2003 – November 2003 Archiviato il 15 agosto 2007 in Internet Archive., Jerusalem Media and Communication Centre.
  6. ^ "[1] Archiviato il 10 novembre 2020 in Internet Archive." [family Erekat] (AR) . rabettah.net. Retrieved 5 August 2017.
  7. ^ "Chief Palestinian Negotiator Saeb Erekat: Abu Mazen Rejected the Israeli Proposal in Annapolis Like Arafat Rejected the Camp David 2000 Proposal Archiviato il 5 agosto 2009 in Internet Archive." (video with transcript). MEMRI (Middle East Media Research Institute). 27 March 2009. "In my family, we are seven siblings. My six brothers and sisters are in the diaspora." Retrieved 5 August 2017.
  8. ^ a b c d Saeb Erekat, Longtime Palestinian Chief Negotiator, Dies at 65, su The New York Times, 10 novembre 2020. URL consultato il 10 novembre 2020 (archiviato il 10 novembre 2020).
  9. ^ SFSU Magazine Fall/Winter '03: Saeb Erekat, Forging a Path to Peace | SF State Magazine, su magazine.sfsu.edu. URL consultato il 21 febbraio 2018 (archiviato il 21 febbraio 2018).
  10. ^ Philip Mattar, Encyclopedia of the Palestinians, Infobase Publishing, 19 novembre 2005, ISBN 978-0-8160-6986-6. URL consultato il 16 ottobre 2020 (archiviato il 10 novembre 2020). Ospitato su Google Books.
  11. ^ a b 'Profile: Saeb Erakat' Archiviato il 27 luglio 2004 in Internet Archive., BBC News, 4 September 2003.
  12. ^ Menachem Klein, The Jerusalem Problem: The Struggle for Permanent Status, University Press of Florida, 2003 p.98
  13. ^ 'Q & A with Saeb Erekat', The Jerusalem Post, 1 February 2005. Archiviato il 31 ottobre 2006 in Internet Archive.
  14. ^ Avi Issacharoff e Ravid, Barak, Annapolis joint statement was completed with just minutes to spare, in Haaretz, 28 novembre 2007. URL consultato il 29 novembre 2007 (archiviato il 29 novembre 2007).
  15. ^ Erekat quits over Palestine Papers – Middle East, su english.aljazeera.net, Al Jazeera English, 13 febbraio 2011. URL consultato il 12 febbraio 2011 (archiviato il 13 febbraio 2011).
  16. ^ PLO Negotiations Affairs Department, 28 July 2013, Press Release−Dr. Erekat: “We will continue working for the release of all our political prisoners.” Archiviato il 29 ottobre 2013 in Internet Archive.
  17. ^ James Bennet, Top Palestinian Negotiator Offers to Quit on Eve of Talks, in New York Times, 17 maggio 2003. URL consultato il 29 gennaio 2012.
  18. ^ Saeb Erekat, su haaretz.com. URL consultato il 10 novembre 2020 (archiviato il 31 ottobre 2020).
  19. ^ (EN) The Trump administration, peddling Israeli extremism, is killing the peace process, not me | Opinion, su Haaretz.com. URL consultato il 10 novembre 2020 (archiviato il 20 agosto 2020).
  20. ^ Peter Beaumont, Army denies frenzy of destruction in Jenin | World news, in The Guardian, 19 aprile 2002. URL consultato il 29 gennaio 2012 (archiviato il 26 agosto 2013).
  21. ^ Jeningrad: What the British Media Said, su honestreporting.com, Honest Reporting, 1º maggio 2002. URL consultato il 29 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2010).
  22. ^ CNN Transcripts Archiviato il 22 maggio 2011 in Internet Archive.
    And we say the number [massacred] will not be less than 500.
  23. ^ CNN Transcript Archiviato il 22 maggio 2011 in Internet Archive.
    BLITZER: Mr. Erakat, you probably know that you've come under some widespread criticism here in the United States for initially charging that the Israelis were engaged in a massacre in Jenin. Perhaps 500 Palestinians murdered in that massacre, you suggested. But now all of the evidence suggests that perhaps 53 or 56 Palestinian civilians and combatants died in that fighting in Jenin.
  24. ^ Top Palestinian peace negotiator Saeb Erekat suffers heart attack, su The Independent, 8 maggio 2012. URL consultato il 5 agosto 2017 (archiviato il 31 luglio 2017).
  25. ^ His Health Crisis Made Public, Palestinian Envoy Pushes On, su The New York Times, 2 agosto 2017. URL consultato il 10 novembre 2020 (archiviato il 31 ottobre 2020).
  26. ^ Palestinian negotiator Erekat undergoes successful lung transplant surgery – Arab Israeli Conflict – Jerusalem Post, su jpost.com. URL consultato il 19 novembre 2019 (archiviato il 15 novembre 2019).

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